A poche ore dall’inizio del 71° Festival di Sanremo, cresce la curiosità e aumenta il desiderio di apprezzare i brani degli artisti in gara che calcheranno il palco dell’Ariston, per la prima volta svuotato del pubblico. Tra esibizioni emozionanti, schegge impazzite che agitano i fan della tradizione e interi programmi televisivi dedicati alla kermesse, è arrivata l’ora per gli appassionati di riportare alla mente qualche episodio del festival legato al passato.

E infatti, è successo proprio in questi giorni che, camminando per le vie del centro della nostra cittadina di Putignano, ho deciso di mettere insieme i pezzi e raccontare una storia che come un filo diretto collega il nostro paese alla Città dei Fiori: non tutti conoscono la persona che ci lega chiaramente al Festival della Canzone italiana e probabilmente in pochi hanno avuto modo di apprendere come la sua storia e le sue origini lo legano indissolubilmente alla Città del Carnevale.

Sto parlando di Gino Latilla, nato Gennaro nel 1924 a Bari, allievo per nove anni del prof. Aldo Moro, figlio d’arte, diventato attore e rinomato cantante leggero negli anni ’50. Tra il 1952, anno del suo esordio sulle scene, lanciato dal padre Mario, un “teatrante”, cantante e compositore andriese, e il 1961, ha partecipato a otto diverse edizioni del Festival di Sanremo, portando in gara ben trentatré canzoni. Ha collezionato un primo posto nel 1954 (la prima vittoria maschile del Festival, in coppia con Giorgio Consolini, con la canzone “Tutte le Mamme”) e il secondo posto del ’59 alle spalle del corregionale Domenico Modugno. Per cinque edizioni è salito sul gradino più basso del podio e in tutte le sue partecipazione ha comunque sfornato una serie di successi senza tempo, rimasti nella memoria del Festival e dei suoi affezionati: la simbolica e patriottica “Vecchio Scarpone” e “Tu sì comm’a ‘na palummella” – vincitrice del Festival della Canzone Napoletana del 1961 – tra i brani più apprezzati.

Protagonista indiscusso della kermesse canora, nei primi anni ‘50 Latilla era sotto le luci della ribalta anche per essere stato al centro di alcuni pettegolezzi che all’epoca lo vedevano indeciso per amore tra le colleghe Carla Boni e Nilla Pizzi, quest’ultima contesa con il Maestro Cinico Angelini. A tal proposito è infatti rimasta agli annali una zuffa tra il cantante e il Maestro, scaturita proprio dalla rivalità amorosa per la Signora dei Fiori.

A prescindere da questo gossip-ante-litteram, Gino Latilla resta uno dei personaggi chiave del panorama della musica leggera degli anni ’50: pare però che proprio a causa dell’avvento dei cosiddetti “urlatori” nei primi anni del decennio successivo, sia iniziato il suo declino e per questo sia diventato un funzionario e giornalista sportivo della RAI. Solo quasi trent’anni dopo, nel 1987 è tornato a calcare i palcoscenici formando, insieme ai colleghi Nilla Pizzi, Carla Boni e Giorgio Consolini, il gruppo “Quelli di Sanremo”.

Ma anche alcune ombre aleggiano sulla carriera del cantante: nel 1982, a seguito dello scioglimento della Loggia Massonica P2, Latilla è stato coinvolto nello scandalo, dal momento che anche il suo nome compare nella lista degli iscritti all’associazione segreta, con la tessera numero 41.

Ma torniamo a noi: cosa lega questo importante personaggio alla cittadina di Putignano? Senza troppi giri di parole, Gino Latilla era il nipote del dott. Vincenzo Petruzzi, medico e tre volte sindaco di Putignano tra il 1895 e il 1914, il cui monumento è possibile osservare su Piazza XX Settembre.

Una delle intramontabili fonti storiche che mi hanno fornito parte del materiale necessario alla stesura di questo articolo – mio nonno Pierino Contegiacomo – mi ha raccontato di come una delle figlie del dott. Petruzzi, Luisa, sia stata compagna di giochi della mia bisnonna, nella casa di Petruzzi e Donna Maria Vittoria Casulli, al civico 17 di via Estramurale a Mezzogiorno, di fronte a Via Fralleone. E pare che proprio dalla fuitina di Luisa Petruzzi con il succitato Mario Latilla, sia venuto al mondo il nostro Gino.

Secondo un aneddoto ironico dell’epoca, il dott. Petruzzi aveva così tanti figli, che quando Donna Maria friggeva le polpette, non faceva in tempo a portarle a tavola, dal momento che i figli, prendendone anche solo una per ciascuno, le terminavano in un batter d’occhio.

Altre fonti attestano che, separatosi dalla moglie Luisa nel 1958, Mario Latilla sia caduto in disgrazia e, ammalatosi di diabete e ridotto in miseria, abbia citato in giudizio la moglie e il figlio Gino per il mancato pagamento di sei mensilità dell’assegno di mantenimento concordato.

Sempre nel 1958, dopo il terzo posto guadagnato alla sua quinta apparizione sanremese in coppia con Nilla Pizzi, Gino Latilla, dal canto suo, messi da parte tutti i pettegolezzi, il 20 settembre ha sposato a Cascia la sua collega e compagna Carla Boni. Tra ospiti illustri, amici, parenti e gruppi di fan pronti all’assalto, pare che lo sposalizio sia stato officiato da uno zio del cantante, «canonico a Putignano di Bari» – come riporta un giornale umbro.

L’altra fonte storica che ha confermato alcuni dettagli presenti nel racconto dei fatti – il Maestro Antonio Lippolis, una garanzia – mi ha suggerito che i legami tra Gino Latilla e la cittadina di Putignano però non finiscono qui: il nostro protagonista è raffigurato in una fotografia del 1948, che ritrae la famiglia Petruzzi insieme agli affittuari della Masseria Doria (‘a Massareje d’a Signuredd), la famiglia Losavio, che ha ospitato nel corso degli anni ’50 e ’60 lo stesso Gino accompagnato dalla moglie Carla, più volte in visita alla sua famiglia. Sembra che la cantante vincitrice dell’edizione numero tre del Festival di Sanremo adorasse così tanto la vita della masseria putignanese, da essere protagonista di una curiosa storiella che la vede spesso intenta a bere il latte appena munto dalle mucche, durante i suoi soggiorni nell’agro nostrano. Un’altra apparizione putignanese del cantante riguarda uno spettacolo tenuto insieme al Maestro Angelini, Carla Boni e Achille Togliani, presso il Teatro Comunale, durante un’edizione del Carnevale negli anni ’50.

Gino Latilla nella foto della famiglia Petruzzi

Gino Latilla è morto a Firenze nel 2011, all’età di 86 anni. La figlia Luisella riferiva di come il cantante ormai malato, dando segni di apparente miglioramento, qualche giorno prima di spirare, le abbia canticchiato “Son tutte belle le mamme del mondo…”, dando ulteriore prova della sua forza d’animo e del suo risaputo umorismo.

L’ultima volontà dell’interprete barese pare sia stata quella di essere cremato e che le sue ceneri fossero sparse tra gli alberi in alta montagna.

Ed ecco che mi torna in mente l’emozionante testo di “Io sono il vento”, seconda classificata al Festival di Sanremo del 1959, un successo intramontabile di Gino Latilla e Arturo Testa: «Sono l’aria che tal’ora sospira e che al sol del mattino più dolce si fa. Son la furia che improvvisa si adira e che va, fugge e va. Dove andrà non lo so».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: CONTENUTO PROTETTO!