Riceviamo e pubblichiamo dal Collettivo di Attivazione Politica “A Piena Voce”:

Abbiamo visto, come tanti, forse i più, il rendering (le immagini) del progetto di rifacimento di Piazza A. Moro, così com’è stato pubblicato sui giornali locali. E come tanti, forse i più, siamo stati colti da sentimenti di delusione e sconforto.

Delusione, perché ci aspettavamo, o desideravamo, qualcosa di molto diverso: uno progetto che riportasse quello spazio al suo originario aspetto di giardino, o villa comunale, senza più cemento, ma alberi, alberi, tantissimi alberi, e piante e fiori. Un progetto che riportasse un po’ di verde e di bellezza all’interno della nostra cittadina che sembra avere in odio verde e bellezza. Un progetto che sanasse l’antica ferita inferta alla nostra comunità quando la nostra villa comunale, polmone verde del paese e cuore della comunità putignanese, fu rasa al suolo, “asfaltata” – come si direbbe in gergo giovanilistico – per far posto a quell’immane colata di cemento che fa tutt’ora scempio del centro della nostra città.

Sconforto, perchè cambiano le ere, le mode e le urgenze urbanistiche, le amministrazioni, i bisogni della comunità, ma alla fine in certe cose non cambia nulla. Così avremo la stessa, grande spianata di cemento e qualche albero costretto alla funzione “collaborazionista” di dare parvenza di verde a ciò che verde non è.

A noi sembra un progetto antico. In tempi di così rapido cambiamento climatico in cui le nostre estati sono diventate roventi, togliere asfalto e cemento e  piantare alberi, tanti alberi, sta diventando l’urgenza urbanistica più diffusa e il nuovo modo di progettare o riprogettare gli spazi urbani. Tanti sono i “servizi ecosistemici” che le oasi verdi, isole di frescura, forniscono in uno spazio urbano: aria migliore, mitigazione del clima, spazi di incontro per la gente, bellezza. Altrove lo si sta già facendo, da noi no.

Tutti i paesi a noi vicini conservano ville comunali integre, cuore pulsante delle comunità, solo la nostra se ne è disfatta seguendo un dissennato progetto urbanistico pseudo modernistico che celebrava i suoi fasti nei palazzoni che puntavano al cielo e nel dio cemento che doveva coprire e “ripulire” ogni cosa. E già: perché il verde “sporca”, il cemento pulisce. Capite l’assurdo capovolgimento della logica! Ora, quei tempi erano quei tempi, e gli amministratori di allora erano quelli che erano, ma ora?

Ebbene, abbiamo capito che il nostro paese non avrà mai più un giardino al centro, e veramente neanche altrove; avrà una sala convegni (chissà se mai utilizzata o utilizzabile, come già la precedente) un parcheggio (ancora una volta un progetto urbanistico che mette al centro le auto e non le persone: i bambini, gli anziani, le donne e gli uomini di questo paese), e poi avremo una grande spianata non molto dissimile da quella attuale. E par di sentirli i nostri amministratori: “ormai non si può tornare indietro, bisogna essere realistici, i finanziamenti non si possono perdere, e questo progetto era già pronto,  se non cogli al volo questa occasione quando più ti ricapita, e voi sempre a rompere le …. con questa villa e con questo verde…”

Pazienza. Anzi no: “pazienza un corno!” È che da questa amministrazione ci saremmo aspettati di meglio, visto il roboante programma elettorale che l’ha portata al governo della città. E soprattutto siamo stufi di chi pur di far vedere che fa, alla fine fa male. Forse bisognava fermarsi, ascoltare di più la voce di tutti, ragionarci su di più e meglio. Ora è tardi?  Non si può tornare indietro? E va bene, anzi va proprio male. C’è da sperare che una generazione futura più illuminata di quelle attuali sappia fare di meglio, il che non è molto difficile.

Collettivo di Attivazione Politica “A Piena Voce”

Di admin

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